I navigatori del grande mare di Internet, quelli che approdano ai vari siti e blog di fotografia ben conoscono Amleto Sartorato e, devo ammettere la mia colpa, lo hanno apprezzato come bravo fotografo molto prima di me che pur da anni lo conoscevo e lo avevo frequentato in quanto, praticamente, esplicavamo la medesima attività professionale.
Che dire oggi di lui, della sua fotografia ora che ho avuto la possibilità di seguirlo nella passione comune, e delle sue opere che sono quasi sempre una scoperta (anche per lui)? Una scoperta non solo dal lato tecnico al quale riserva, con padronanza dei mezzi impiegati una particolare cura, ma soprattutto per la fusione con il contenuto al quale, è chiaro, attribuisce un’importanza primaria: nascono così delle opere dalle quali si evince una prorompente vitalità, che si esprime anche in esplosioni di colore, ed un sentire profondo, in una necessità di espressione con la quale si libera dalla routine che condiziona ognuno di noi.
Quasi tutti i fotografi hanno un rapporto interiore con i temi che scelgono a meno che non siano condizionati da associazioni di idee o dalla tradizione. Capita spesso che un soggetto non abbia per un fotografo un significato solamente materiale. Assocerà infatti per esempio all’immagine di una montagna concetti astratti quali l’innocenza, la nostalgia, il ritorno alla solitudine, divinità e profezia, indipendenza ed abbandono. Tali criteri emozionali potranno così essere abbinati a quasi tutte le fotografie di paesaggi di montagna. Ma quando si tratta di immagini veramente “buone” esse dovranno darci un messaggio specifico assolutamente unico, in relazione alle sensazioni provate dal fotografo e da chi la osserva in un tempo ed in un luogo determinati.
Altre fotografie, al contrario, non corrispondono a delle idee conosciute, ma nascono con la sostanza da una determinata esperienza, con un fatto che esiste.
Quelli che realizzano questo tipo di fotografie “realistiche” ammettono che le loro immagini un giorno potrebbero forse simbolizzare delle esperienze generali anche senza che ciò sia neppure la ragione fondamentale della loro realizzazione.
Il pretesto del fotografo è piuttosto quello di fissare attraverso l’immagine alcune esperienze sino allora sconosciute.
Se l’obiettivo di andar oltre il dato realistico è raggiunto, come avviene nelle fotografie di Amleto Sartorato qui presentate, tutti gli altri criteri dell’immagine si comprenderanno da soli, e la rivelazione dell’interpretazione interiore arriverà forse più tardi.
Gene Baro, direttore della Corcoran Gallery di Washington, già nel 1972 scriveva: “La fotografia è l’arte di fermare attraverso l’immagine, nel flusso degli avvenimenti, una determinata situazione. Ma può essere ancora di più: il fotografo può ricorrere alla libertà creatrice del pittore. Può utilizzare degli elementi immaginosi spontanei capaci anche di risvegliare delle associazioni di approfondimento al contenuto dell’immagine medesima. In altri termini: una buona fotografia può restituirci un soggetto conosciuto che richiama in eco il mistero della realtà”.
Si è così arrivati al criterio essenziale della buona fotografia: è la personalità del fotografo che gioca il ruolo decisivo e la sua opera sarà molto di più di una semplice riproduzione di un soggetto solo se egli, come ha fatto Amleto Sartorato, riuscirà ad arrivare sino al fondo della sua idea.
Gustavo Millozzi MFIAP / HonEFIAP sulla rivista athesis.news.it edizione marzo 2010
Fotografo da anni, sollecitato da una molteplicità di elementi: grande passione, intelligenza riflessiva, buona esperienza sul campo e buon senso estetico.
Ritratti, scatti rubati, paesaggi urbani, ma anche, e soprattutto, emozioni personali sono elementi caratterizzanti la sua produzione,carica di colori, il suo particolare mondo di immagini personali e poetiche tra realtà e sogno, tra documento e immaginazione che parlano di incanti e realtà vive legate alla profondità emotiva dell’autore.
Ha esperienza nel fotogiornalismo in genere e nei reportages a tema.
*sanja*
“…nei suoi scatti si respira un’aria tra il metafisico e il reale, mistero, sospensione e soprattutto una grande cura ed originale ricerca di inquadrature che nella loro sintesi rimandano immediatamente a suggestioni che risiedono nel profondo.”.
“sfera”
“…il tutto viene reso per quello che è realmente e non per quello che è visibile all’occhio umano – guardare una sua foto è osservare l’essenza del movimento dell’energia pranica.”.
“erreemme”